Racconti del Mare: Il Sommozzatore Portuale
Racconti del Mare: Il Sommozzatore Portuale

Racconti del Mare: Il Sommozzatore Portuale

Racconti dal Mare: il Sommozzatore Portuale

Con questo primo racconto, inauguriamo la rubrica dedicata alle attività lavorative che si svolgono anche nel nostro porticciolo di Molo Giano.

Oggi parliamo del Sommozzatore Portuale.

Sono il socio di una rete di imprese di lavori subacquei di Genova, oggi vi parlo del nostro mestiere, un po’ fuori dal comune: Il sommozzatore professionale.

Fare il sommozzatore portuale significa tante cose: fatica , umiltà, umidità (tanta!), spirito di sacrificio e, quando si invecchia un po’ , tanti dolori, perchè è un lavoro che ti logora velocemente, come buona parte dei mestieri legati al mare.
Soprattutto, vuol dire tanta passione per l’elemento acqua e voglia di mettersi alla prova ogni giorno, perchè essere un sommozzatore significa saper andare in acqua ma no solo, bisogna essere ogni giorno un po’ barcaiolo, gruista, carpentiere, muratore, falegname, metalmeccanico e saper usare tutte le attrezzature legate a questi mansioni.
Tutto questo spesso in condizioni di visibilità zero o quasi, quindi ognuno di noi impara a sentire con le mani, impara a fidarsi dei propri sensi.
E’ un lavoro in cui sforzo fisico e testa vanno di pari passo, se vuoi farlo bene.

Noi ci occupiamo di tante cose: riparare, pulire, ispezionare sott’acqua barche, megayacht e navi, costruire, riparare o demolire impianti di ormeggio, banchine, pontili galleggianti, dighe o strutture in acciaio o in cemento, ispezionare, ricercare, riparare tutto quello che dalla superficie non si vede o a cui non si può arrivare.

In mare siamo tutti uguali, una famiglia. Dipendenti, capi, freelance, giovani, vecchi, non esiste differenza e questa è la cosa più bella. C’è rispetto reciproco, ci vogliamo bene.

Quando arriviamo in magazzino la mattina, si preparano le squadre, le barche e i furgoni, anche se si è un po’ addormentati o stanchi , c’è sempre qualcuno che scherza o tira fuori una battuta, e anche nei momenti di lavoro intensi, anche quando è dura, l’amicizia e il rispetto reciproco e dell’ambiente in cui lavoriamo vengono fuori, e alla fine sono la carta vincente.

E una volta finita la parte operativa, si passa in ufficio, per la parte amministrativa, i progetti, i preventivi e magari finalmente una birretta tutti insieme!

Si sa, l’Italia non è un paese facile dove lavorare, la burocrazia è tanta, ma Genova è la culla della subacquea professionale e noi ce la mettiamo tutta per fare bene il nostro mestiere.

Ogni tanto ci capita di uscire dall’acqua torbida del porto per un cantiere in mare aperto .
Lavorare nell’acqua pulita, nel pieno della natura, ricorda a tutti noi da cosa è partito tutto, da cosa nasce questa passione che ci lega al mare e che ci fa sopportare freddo, caldo, sole, pioggia, vento e tante ore fuori al lavoro.

Quando ti tuffi ci sei tu, niente cellulari, computer, call o riunioni, ci sono il tuo compagno in acqua con te o i colleghi in superficie ad assisterti.
Senti il tuo battito, il tuo respiro, l’aria che entra e che esce nei tuoi polmoni così intensamente dall’erogatore, la meraviglia e lo stupore dei colori e dei giochi di luce, così belli da non crederci, attraverso questo elemento che ti fa fluttuare libero, quasi volare,
Tutta questa bellezza, ogni volta riesce a sorprenderci, come fossimo bambini al primo contatto con l’acqua.
E’ il motivo che ci fa tornare ogni giorno a “questa grande madre” che è il mare e che ci avvolge così intensamente.
Quando abbiamo fatto bene il nostro lavoro in acqua , la soddisfazione la leggi in faccia quando riemergiamo e, anche se stanchi, alla fine ci dona una pace, un senso di pienezza difficili da descrivere.